Nella narrazione delle leggende del calcio ci sono storie che vanno oltre il campo di gioco, che si intrecciano con eventi umani che lasciano il segno. In questo caso la storia è quella di Christian Panucci e del disastro aereo del volo TWA 800.
Estate 1996, Panucci è uno dei difensori più affermati d’Italia, colonna del Milan campione d’Italia e d’Europa con Capello. Ha già debuttato nella Nazionale maggiore, ma è ancora eleggibile per l’Olimpica, motivo per il quale è il capitano degli azzurrini ai Giochi di Atlanta.
Panucci, ad Atlanta, è al culmine della forma oltre che della carriera, ma il destino ha in serbo per lui ben altro. A pochi giorni dall’inizio del torneo, un infortunio lo costringe a ritirarsi e a fare quindi ritorno in Italia per accertamenti medici.
Il suo volo di rientro? Il TWA 800. Panucci arriva in aeroporto e scopre che il suo bagaglio è stato smarrito. Si reca a denunciare il fatto alla compagnia aerea, accumulando così un ritardo che lo costringe a perdere il volo originario e a partire con il successivo. È questo il momento in cui il destino gli sorride.
A pochi minuti dal decollo, infatti, l’aereo si schianta in mare, al largo di Long Island, non lasciando scampo ai 230 passeggeri a bordo. Tutti quelli originariamente previsti, tranne il numero 231: Christian Panucci. “Esplosione in volo da corto circuito” è ciò che viene raccontato.
Quando la notizia della tragedia del TWA 800 arriva, il mondo e Panucci sono sotto shock.
Il calciatore alla stampa ha sempre raccontato di sentirsi un miracolato: “avrei potuto davvero imbarcarmi su quell’aereo. Stavo per salirci, e ora non sarei qui a raccontarlo. Appena ho visto le hostess della TWA in lacrime, mi sono informato. Così sono venuto a conoscenza della tragedia. Ho sentito un tuffo al cuore: fino a un attimo prima non avevo fatto altro che pensare a quanto ero stato sfortunato a farmi male e a non poter vivere da protagonista il sogno dell’Olimpiade. Ma da quel momento non penso ad altro che alla fortuna di non essere salito su quell’aereo maledetto”.