“Noi, così come le altre società dei campionati di Eccellenza in giù, siamo stati costretti a chiudere i battenti. La salute prima di tutto. Ma non possiamo fare a meno di riflettere che, da quando la programmazione per la nuova stagione è stata predisposta, è risultato tutto sbagliato. Perché invogliare le società a programmare, a pianificare, a compiere, soprattutto, investimenti quando si sapeva che, nella maggioranza dei casi, si sarebbe arrivati a una nuova chiusura? Non è questo un motivo per disincentivare l’affetto che ancora in molti nutrono verso il mondo del calcio? A questo mese di fermo, molto probabilmente, ne seguiranno altri. Chissà quando si potrà riprendere, chissà quando si potrà portare a termine la stagione. Che senso ha avuto tutto questo?”.
E’ l’amaro commento che arriva dal presidente dell’Asd Ragusa Calcio 1949, Giacomo Puma, che unisce la propria voce a quella dei vertici di altre società che stanno facendo le proprie valutazioni sul momento che tutti stanno vivendo. “I nostri giocatori, a parte un paio – chiarisce Puma – sono tornati in sede. Continuiamo, comunque, a sostenere dei costi. Il nostro tecnico Filippo Raciti ha fornito a ogni atleta degli allenamenti individuali. Ma è evidente che si tratta di un palliativo sino a quando non si vedrà lo spiraglio di un orizzonte. Andare avanti lungo questa direzione, insomma, con partite che sono state rinviate ogni qualvolta si è registrato un contagio in seno a una squadra, e noi ne sappiamo qualcosa, non ha avuto molto senso. Ora, per di più, tutto si è bloccato. E non sappiamo fino a quando durerà tutto questo. Non sappiamo indicare una soluzione. Ma certo una ripartenza dei campionati a febbraio non avrebbe molto senso. Cosa si dovrebbe fare? Giocare ogni due-tre giorni? E con quali ripercussioni? E con quale sostenibilità per gli atleti di tutte le squadre? Sì, sarebbe stato decisamente meglio non partire, vivere un anno sabbatico. La nostra vuole essere una riflessione a cuore aperto. Non lanciamo accuse nei confronti di chicchessia. Solo ci chiediamo: dove andrà, adesso, il mondo del calcio dilettantistico?”.