Possiamo decidere di trattare l’argomento “da tifosi” avvalorando la tesi che “al popolo del calcio puoi propinare qualunque cosa” o provare a fare un ragionamento neutro rispetto ai colori sociali che ospitiamo nel cuore, dimostrando che qualcosa sta cambiando.
Il Calcio è un prodotto INELASTICO RISPETTO ALL’OFFERTA: significa, in modo semplificato, che qualunque sia l’offerta di calcio, comunque venga erogata ci sarà lo stesso numero di persone (enorme) che l’acquisterà: allo Stadio, in TV, nei negozi di Gadget e abbigliamento.
Questa sua inelasticità lo ha reso, soprattutto negli ultimi 20 anni, vittima più o meno di qualunque torto, arriverei ad utilizzare anche il termine “sevizia” ancorchè depurato dei suoi significati più deteriori, ad intendere che al CALCIO e alla TRADIZIONE è stato teso più di un attentato nella convinzione che niente e nessuno avrebbe potuto cambiare la “voglia di calcio” del popolo anche cambiando abitudini e preferenze.
Eppure, in un mondo fatto di semestrali, diritti di sfruttamento dell’immagine, cash flow e pianificazioni puramente bilancistiche, NESSUNO si è preoccupato di comprendere come sarà QUEL MERCATO tra 10 anni continuando così: nessuno prende in considerazione l’ipotesi che il CALCIO possa non essere più quel prodotto da tutti voluto a prescindere dall’offerta.
Eppure i numeri raccontano una storia diversa: già oggi gli uffici marketing delle grandi emittenti televisive che acquistano i diritti, piuttosto che i media players internazionali, sanno che nelle fasce giovani (16-21 anni) la domanda di calcio si è assottigliata enormemente e che se prima si doveva solo scegliere le fasce in base alla capacità di spesa, oggi bisogna orientare l’offerta sulla fascia 35-55 che oltre ad essere quella che spende di più è anche quella più interessata.
Il Calcio si sta vendendo il futuro: non si perpetrerà senza fine per sempre se perderà le nuove generazioni.
Il calcio, soprattutto in Europa, sta sparendo dalla vita reale delle famiglie: laddove 30 anni fa c’erano 6 campi, magari di dimensioni improbabili e terreni sconnessi, oggi c’è la scuola di danza, il kung-fu, il tennis, il corso di canto.
Se 30 anni fa, fatto 100 il numero di giovani 80 volevano giocare a pallone, oggi non arriviamo a 10. Questi giovani cresceranno e preferiranno il week end lungo a Valencia al posto del week end allo stadio o in poltrona.
Il calcio dei Club guarda ai numeri e agli accordi internazionali, alle semestrali ma il Governo del Calcio dovrebbe guardare al futuro e alle nuove generazioni.
I grandi gruppi internazionali, il grande capitale se ne fotte altamente del futuro del calcio, teso e impegnato com’è nel raggiungimento dei propri obiettivi: è la politica del calcio che deve tutelare e difendere il futuro di questo sport anche con scelte dure ma che sappiano guardare oltre la stagione in corso o al prossimo triennio di diritti televisivi.
E’ importante riportare il calcio nelle famiglie, farlo vivere sui campi ai giovani, offrire esempi da imitare nei campi di periferia, riportare campioni e personaggi a farsi conoscere: oggi i campioni hanno i diritti di sfruttamento dell’immagine…non sai più chi sono, SONO LONTANI, sono patinati, sono personaggi di un reality show per lo più irraggiungibile.
Ancora un paio di generazioni fa, il bambino poteva vivere il sogni di diventare il campione che vedeva allo Stadio, oggi probabilmente immaginerà di fare il procuratore pescando talenti in Africa.
Il mondo cambia, le cose cambiano e anche le abitudini: ci vuole tempo ma cambiano. Il calcio non è eterno e se TOGLI I CAMPI AI BAMBINI, se togli lo STADIO ai giovani e alle famiglie, se TOGLI la TV e la spezzetti in 12 abbonamenti diversi su 12 device diversi, se TOGLI il lato umano dei campioni e propini solo l’essenza da 25 centilitri, DOMANI ti ritroverai senza appassionati e al Bar si parlerà della nomination del grande fratello.
Guardate che in altre parti del mondo, il Calcio si è già trasformato: in molti Paesi asiatici che per tradizione non hanno club importanti a livello internazionale, i nuovi fenomeni sono i giocatori di FIFA 2021 e alle partite virtuali assistono milioni di spettatori.
Non mi interessa se la SUPERLEGA si farà oppure no, nè ho la pretesa di appoggiare o criticare i club che l’hanno disegnata ma se TAVOLO deve esserci, che sia sul futuro del calcio e non di 12 club che hanno pianificato male i propri investimenti e che oggi vogliono prendersi quel che rimane del giocattolo: loro, un giorno, andranno ad investire negli EA Sports e noi appassionati ci ritroveremo senza il Calcio vero, quello dell’odore di olio canforato, quello degli “strippi” vicino alla radiolina, quello dei personaggi che si raccontavano nelle Radio o nelle TV Locali.
Se i potenti pensano di essere i proprietari del calcio in quanto proprietari dei club, che siano i tifosi a ricordargli che il calcio è degli appassionati: il 20% in meno di abbonati alle TV, il 20% in meno di spettatori, il disinteresse per lo stadio, il crollo di vendite delle maglie potrebbe voler dire la fine di un manipolo di cinici affaristi e il ritorno al calcio di periferia che preparava le nuove generazioni nell’alveo della tradizione.
Diversamente, prepariamoci a vivere il declino e poi la scomparsa da qui a 10 anni.