Negativi oggi, positivi domani. Quattordici positivi al Covid tra giocatori e staff. Il caso Genoa apre un dibattito che non si limita al protocollo calcio, ai rischi di un nuovo stop del campionato – ipotesi al momento esclusa dal ministro Spadafora – e al rischio contagio tra i calciatori. Il tema è l’incubazione dell’infezione: ovvero il periodo che intercorre tra il momento della trasmissione del virus e l’effettivo riscontro positivo del tampone.
«Tutte le persone che sono salite sull’aereo per Napoli erano negative», ha dichiarato il dg del Genoa Flavio Ricciardella. Mattia Perin risulta positivo sabato mattina, Lasse Schone il giorno seguente. Il ciclo dei tamponi effettuato sul resto della squadra dà esiti negativi e il gruppo parte verso Napoli e disputa regolarmente la partita. Al rientro riparte la nuova giostra di test e il risultato scatena il caos: quattordici positivi, appunto.
Per il professor Matteo Bassetti questa «potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi» perché «possono dare da una parte una falsa patente di negatività e di liberi tutti e dall’altra produrre un esercito di positivi asintomatici».
Sileri ha specificato come «gli abbracci e l’esultanza in campo dovrebbero essere vietati. La distanza deve comunque essere mantenuta. Se da un positivo nella squadra sono diventati quattordici vuol dire che il virus è circolato, che non sono state mantenute le distanze».