Finita l’astinenza, il calcio è tornato: prima la Coppa Italia, quindi i recuperi della 25esima giornata e infine da oggi, la definitiva ripartenza del campionato. Certamente non è il calcio a cui siamo abituati, con un pubblico assente il clima sembra surreale, ma il pallone tanto agognato è tornato a rotolare in mezzo al campo, ed è il segnale che testimonia, seppur faticosamente e non senza paure, il ritorno alla normalità.
Il campionato riparte e riavvolge il filo; era l’inizio di marzo, la Lazio incalzava la Juve, l’Inter era in calo e l’Atalanta volava. Oggi potremmo ipotizzare cosa accadrà; le partite sin qui disputate ci forniscono qualche indizio, ma non ci sono molte certezze, troppe le incognite, la prosecuzione del campionato è, a tutti gli effetti, uno scenario tutto da scoprire.
Una ripresa toccante e suggestiva come quella di ieri sera a Bergamo, con la squadra di Gasperini fortemente motivata a onorare se stessa e una città spezzata dal virus. La Serie A torna dopo una sosta mai vista e vissuta prima, con un calendario inedito pieno di partite ravvicinate, non ci sono dati e precedenti su preparazione e tenuta fisica, sulla gestione della rosa e dei 5 cambi in partita, piuttosto che sull’incidenza del fattore campo e degli infortuni o su come i calciatori riusciranno a gestire concentrazione e fatica tra una gara e l’altra.
Sembrano già lontani i tempi delle dispute e dei dispetti, delle prese di posizione e delle lotte di potere che hanno tristemente accompagnato i tre mesi di stop, il calcio giocato si è prepotentemente ripreso la scena, riaccendendo quel sogno e quella speranza tanto attesi.