Sarà il tormentone dell’estate: Messi vuole lasciare il Barcellona.
A 33 anni l’asso argentino. pluripallone d’oro e pluridecorato vorrebbe dire basta al connubio con i blaugrana proprio nell’anno del Covid, del fermo dei campionati, della spalmatura degli stipendi, della Champions formato mignon, dei dubbi sulla ripartenza.
Basta il nome accostato ad una squadra a far vendere più giornali, a fare più views, più click e a creare dibattito.
In realtà, esistono delle situazioni oggettive che spesso non vengono messe in adeguata evidenza e che potrebbero far pendere la bilancia verso scelte che oggi vengono ritenute improbabili.
L’Inter è una di queste opzioni largamente sottovalutate e vediamo il perchè:
a prescindere dalla possibilità o meno di svincolarsi a parametro zero o con penale fortemente ridotta, Messi è un investimento da almeno 300 milioni di euro. Come riportato da “quifinanza” non c’è solo l’ingaggio base da 30 milioni ma i diritti di immagine, i bonus, i premi.
Al Barcellona Messi ha guadagnato negli ultimi 2 anni mai meno di 110 milioni di euro a stagione.
Qui molti pensano che questo escluda l’Inter e invece è esattamente l’opposto.
I limiti imposti dal fair play finanziario ma soprattutto le casse derelitte dei grandi club, fiaccate dal Covid e dagli esorbitanti ingaggi dei calciatori sotto contratto, riducono in modo consistente il numero di candidati credibili.
L’Inter ha una proprietà anomala: le compagnie cinesi sono per lo più statali e dove sembra che non lo siano, in realtà sono sempre statali.
La Cina investe nel calcio per immagine, non certo per ricerca di utili: per la Cina, abbinare il nome di una propria compagnia ad un club vincente e di tradizione europea, significa sdoganarsi dai luoghi comuni.
Questo prescinde dallo sfruttamento dei diritti di immagine del calciatore: è sufficiente che sia l’Inter di Messi (e magari anche di Lukaku ecc.ecc.).
Il fair play finanziario impone che le sponsorizzazioni avvengano fuori dal perimetro delle aziende controllate dalla proprietà del club, nel qual caso sarebbero finanziamenti impropri e vietati: è accaduto al PSG pochi anni or sono cui sono state contestate sponsorizzazioni che venivano da aziende legate alla proprietà del club: un modo per aggirare i limiti imposti dal fair play.
Ebbene, non sarebbe difficile per il Governo cinese trovare un’altra compagnia cinese, esterna al gruppo di controllo dell’Inter, disposta a investire in sponsorizzazioni.
Poco conta che alla fine sono tutte aziende statali, la proprietà è diversa.
Si monterebbe così una operazione di pura immagina il cui costo, apparentemente esorbitante, sarebbe invece nettamente nei parametri degli investimenti che la Cina ha fatto e intende fare nel mondo per proporre una immagine nuova.
Tecnicamente l’Inter e le società di calcio controllate da importanti compagnie cinesi, sono quelle con maggiori chances.
Ora, tra le società controllate da compagnie cinesi, in quale Messi potrebbe giocare potendo contare su un club di blasone, ambizione, possibilità di continuare a vincere come nel suo recente passato?
Ebbene, solo l’Inter.
Sono costruzioni logiche, non sono notizie o soffiate ma la logica sottende le operazioni di mercato: quando tutti dicevano che Ronaldo alla Juve era gossip estivo, noi sostenevamo che era una operazione logica e fattibile: non ci riferivamo al valore tecnico e alla resa del calciatore ma semplicemente alle condizioni che si potevano determinare perchè avvenisse.
Se sul mercato non si palesa un Club con 300 milioni in cassa da spendere senza incorrere nella tagliola del fair play finanziario, l’Inter ha oltre il 50% di possibilità di spuntarla.