Lo scontro tra le big d’Europa e l’Uefa per ottenere sempre qualcosa in più dalla federcalcio continentale stavolta si è trasformato in quello che molti hanno considerato come un bluff riuscito male, con la nascita e la fuga dalla Superlega nel giro di 48 ore.
I privilegi dalle principali squadre d’Europa ottenuti negli scorsi anni (a meno di novità improvvise), tuttavia, resteranno tali anche per le prossime stagioni. Almeno per le prossime tre stagioni relativamente a quanto riguarda la parte economica.
È stato confermato, infatti, anche per il ciclo 2021/24 l’attuale sistema di distribuzione delle risorse tra i club: un sistema introdotto nel 2018 dopo le trattative tra l’Uefa e l’Eca di Andrea Agnelli, che avevano condiviso la propria posizione.
Un sistema che, nel distribuire i ricavi, mette paletti che salvaguardano le entrate delle big: il 30% infatti viene distribuito in base al ranking decennale/storico, che favorisce e non poco i top club. Viene infatti stilata una classifica in base ai risultati nelle coppe negli ultimi 10 anni, a cui si somma un punteggio legato invece ai trofei conquistati in Europa.
Potranno variare le cifre, anche considerando che l’Uefa ha alzato la parte di ricavi che sarà versata ai club non partecipanti come solidarietà, ma le proporzioni tra le big e le altre squadre difficilmente cambierà più di tanto.
Dal 2024 (anche se l’Uefa cercherà di anticiparla) in poi arriverà invece la riforma della Champions League.
In cosa consiste esattamente? Niente più fase a gironi classica, ma una prima fase in cui ogni squadra disputerà 10 partite (5 in casa e 5 in trasferta) contro 10 avversarie diverse, con una graduatoria unica per delineare poi la fase ad eliminazione diretta. Un format che porterà ad un aumento delle partite estremamente considerevole: si parla di 100 partite in più rispetto alle attuali 125 che caratterizzano la Champions League (dalla fase a gironi in poi), tema che complicherà e non poco i compiti di squadre, allenatori e giocatori, considerando il numero di gare aggiuntive.
L’altra novità su cui si discute, però, potrebbe essere un’altra ancora di salvataggio per le big, per quanto riguarda l’accesso alla Champions League.
Ad oggi, la riforma prevede che i 4 posti aggiuntivi (visto che il torneo passerà da 32 a 36 squadre) per la fase a gironi vengano così assegnati:
Uno dei posti aggiuntivi andrà al club terzo classificato nel campionato della federazione al quinto posto nel ranking Uefa (al momento la Francia, anche se, nel caso in cui la vincitrice di EL si sia già qualificata tramite il campionato, il vantaggio di una terza squadra diretta ai gironi dovrebbe passare al Portogallo);
un altro posto sarà assegnato alla vincitrice di un campionato nazionale, allargando da quattro a cinque il numero di club che si qualificano tramite il cosiddetto ‘Percorso Campioni’.
gli ultimi due posti saranno assegnati ai due club con i coefficienti più alti (riferiti alle ultime 5 stagioni) che non si sono qualificati direttamente per la fase campionato di Champions League, ma si sono qualificati per la fase preliminare di Champions League oppure per l’Europa League/Europa Conference League.
Quest’ultimo, in particolare, è un dettaglio non di poco conto. Se ad esempio questi criteri fossero stati utilizzati per la stagione 2020/21, sarebbero entrati nella fase a gironi direttamente il Benfica, una tra Slavia Praga, Maccabi Tel Aviv, Omonia (Cipro) e Molde, ma soprattutto Arsenal e Roma, ovverosia le due squadre con il ranking più alto tra quelle che non si sono qualificate alla Champions ma solo all’Europa League. Un salvagente non di poco conto: in questo modo uno dei top club che per un anno dovesse non centrare un piazzamento tra le prime quattro in campionato, magari chiudendo quinto o sesto (quindi comunque qualificandosi alle coppe), potrebbe comunque rientrare in gioco.