Complimenti a Giancarlo Pedote. Questa è la prima cosa che ci sentiamo di dire adesso che ha tagliato il traguardo, ha coronato il suo sogno, e ha portato la vela italiana dove mai era arrivata, a centrare un ormai probabile ottavo posto, un risultato che mai nessun italiano prima aveva raggiunto. Considerato che il Vendée Globe è certamente la sfida più dura che ci sia nella vela oceanica, possiamo considerare certamente quella di Pedote con Prysmian Group come una delle imprese più importanti che siano state mai fatte nella vela italiana.
Scortato dai gommoni dell’organizzazione è entrato nel porto di Les Sables d’Olonne, da dove era partito, a bordo dell’Imoca 60 Prysmian Group. Provato, ma entusiasta, accolto dall’affetto della moglie Stefania e dei due figli: “Ero partito per provare ad arrivare al traguardo, addirittura ho concluso settimo e ho portato la barca sui livelli che volevo. Da debuttante non ho altro da chiedere. Il Vendée Globe me lo immaginavo proprio così, un’avventura unica, dove in certi momenti ti senti lontano da tutto, in mezzo al nulla. Ma non esiste paura, c’è solo l’energia incredibile di luoghi magici e magnetici che ti spingono a seguire la rotta per capire quanto sconfinato sia il nostro pianeta. Puoi sognarlo, fartelo raccontare dai colleghi, ma finché non lo vivi sei sempre troppo distante dalla realtà”.
Chiudere un Vendée Globe in 81 giorni non è qualcosa di scontato. Sulla carta c’erano grosse possibilità, considerato anche quello che è successo a molti favoriti per la vittoria, che questo risultato fosse molto difficile da raggiungere. Arrivare al traguardo di Les Sables non era scontato. E i rischi quindi, per un piccolo team come quello di Giancarlo, che non ha le stesse risorse dei big in regata, vanno soppesati con attenzione. Pedote lo ha fatto, conducendo una regata in modo quanto mai lucido e razionale.