I Tampa Bay Buccaneers vincono il Superbowl numero 55 travolgendo in casa a Tampa i Kansas City Chiefs per 31-9 e conquistando in questo modo, il loro secondo campionato NFL dopo quello del 2002. Fin qui la storia di una franchigia come tante.
Protagonista assoluto è stato Tom Brady, quarterback celeberrimo che consegna il suo nome alla storia del football americano e dello sport: settimo Superbowl vinto su dieci disputati, numeri pazzeschi per un giocatore che compirà 44 anni in agosto in uno sport così usurante. Un atleta che ha vinto il suo primo Superbowl nel 2001: è l’unico nella storia della Nfl a vincere almeno una finale in tre diverse decadi.
Un’impresa ancora più incredibile visto che, al primo anno con Tampa dopo anni mitici spesi con i New England Patriots, Brady fa raggiungere il Vince Lombardi Trophy alla squadra di coach Bruce Arians, coach più anziano a vincere un Superbowl (68 anni e 127 giorni).
Merito del carisma assoluto di Brady? Sicuramente la sua presenza ha cambiato volto a una squadra che l’anno scorso non era arrivata neanche ai playoff. Un modo per far capire al mondo che lui, Brady, può trasformare una squadra che viveva nel limbo della Nfl fino allo scorso anno. Per questo è chiamato Goat, acronimo di Greatest of all times, “Il più grande di tutti i tempi”.
Una serata che ha visto tradizionalmente l’America fermarsi davanti alla televisione: ascolti da capogiro, un ritorno alla normalità almeno per qualche ora per una Nazione fiaccata come tante altre da mesi di covid e di emergenze, pur se prosegue con successo la campagna vaccinale.