Una finale coast to coast, da San Francisco a Boston. In campo, 23 titoli. Da un lato la squadra più in forma degli ultimi anni: i Warriors, alla sesta finale in otto stagioni. Dall’altro lato una delle due franchigie più vincenti della storia, i Boston Celtics, 17 titoli come i Lakers, che però non indossano un anello dal 2008.
Golden State contro Boston, dalla notte tra giovedì 2 e venerdì 3 giugno, è l’ultimo atto di una stagione imprevedibile nel basket americano. AlSi affrontano anche due delle tre squadre sempre presenti in Nba dal 1946 a oggi.
Dal 2019 i Warriors hanno lasciato Oakland e giocano al Chase Center, nel quartiere di Mission Bay a San Francisco. Un’arena da 18 mila posti di proprietà dei Warriors, costruita superando le opposizioni locali e che deve il suo nome al contratto con JP Morgan Chase. Per la prima volta ospiterà le finali Nba. C’è un precedente in finale fra Warriors e Celtics nel 1964: allora i guerrieri giocavano a San Francisco, al Cow Palace, mentre i Celtics erano di casa al Boston Garden, demolito nel 1998.
I Celtics oggi giocano al TD Garden, il nuovo palazzo costruito sempre nel West End, che prende il suo nome dalla banca multinazionale (TD sta per Toronto Dominion Bank), ha una capienza da 19mila posti e un parquet di quercia rossa, unico caso nel circuito Nba (gli altri sono d’acero). È sempre stato un segno distintivo dei Celtics, non solo per l’effetto visivo, ma anche per i rimbalzi diversi restituiti al pallone. Alle origini c’è una ragione storica: nel dopoguerra, il legno di quercia era quello di scarto, più economico e disponibile, e nel tempo i Celtics hanno conservato questo segno distintivo che ha resistito ai trasferimenti e ai lavori di ristrutturazione.
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