L’Eurolega si riunirà oggi per decidere quale sarà il suo destino. I club che compongono il comitato esecutivo ( Real Madrid, Barcellona, Baskonia, Anadolu Efes, Fenerbahce, Olympiacos, Panathinaikos, Maccabi, CSKA Mosca, Armani Milan e Zalgiris Kaunas), capiranno se la stagione verrà portata a termine oppure se si chiuderà qui, con la mancata assegnazione del titolo detenuto dal Cska Mosca. Le società aventi diritto di voto sono undici, ovvero tutte quelle che detengono una licenza di partecipazione pluriennale, compresa l’Olimpia Milano.
Se sarà approvata la ripartenza, le squadre avranno un margine di 20 giorni per completare la preparazione (dal 12 giugno al 2 luglio) ed il campionato si svolgerà dal 4 al 26 luglio in un’unica sede.
Ci sono molte difficoltà che l’Eurolega deve superare per mettere in opera il suo piano ambizioso, visto il pessimismo da parte di molti dei suoi protagonisti, tra cui presidenti, allenatori e giocatori. Al primo posto gli spostamenti attraverso il continente visto che i paesi mantengono le restrizioni ai loro confini, sia sotto forma di chiusura o quarantena obbligatoria. Spostarsi nello spazio aereo europeo nello scenario attuale, sembra una sfida piuttosto complicata (2.000 o 3.000 persone tra giocatori, allenatori, arbitri, tecnici di tavolo, manager, sponsor, operatori televisivi e giornalisti).
Un altro ostacolo, che sembra ancora più complicato, è quello dello stato di forma delle squadre. La maggior parte ha sospeso le sue leghe, i giocatori stranieri sono tornati nei loro paesi e molti di loro non sono ancora tornati.
Non sarebbe ragionevole riaprire il campionato senza permettere a tutti i team di allenarsi con le stesse modalità e tempistiche. Significherebbe compromettere la competizione e l’uguaglianza di opportunità (soprattutto sul piano fisico).
In caso di ripresa, vincitrice e finalista di Eurocup otterranno un posto in Eurolega per la prossima stagione. Se invece la stagione dovesse chiudersi qui, ci sarebbero cinque wild card da assegnare.