Nella conferenza stampa pre-partita, alla vigilia della sfida di Champions League tra Manchester City e Inter, il centrocampista spagnolo dei “Citizens” Rodri ha sollevato una questione di grande attualità e di crescente preoccupazione per molti calciatori di livello internazionale: l’eccessivo numero di partite in una stagione.
Con un calendario calcistico sempre più fitto, accentuato anche dalla nuova formula della Champions League che prevede otto partite nella fase a gironi rispetto alle sei del passato, la pressione sui giocatori è diventata insostenibile. Rodri, che occupa un ruolo cruciale nel centrocampo della squadra di Pep Guardiola, ha espresso apertamente il suo malcontento e ha parlato senza mezzi termini della possibilità di uno sciopero da parte dei calciatori.
“Siamo vicini a uno sciopero”. Questa è stata la risposta schietta di Rodri alla domanda sulla possibilità di una rottura tra i calciatori e le autorità del calcio in merito ai calendari sempre più congestionati. Il centrocampista non ha potuto indicare un numero preciso di partite che ritiene “sostenibili” per un giocatore in una stagione, ma è stato categorico nel dire che “60 o 70 partite, no”. Ha poi aggiunto che un numero ragionevole di gare, in cui un calciatore può dare il massimo, si aggira “tra le 40 e le 50”. Oltre quella soglia, il livello fisico e la qualità delle prestazioni calano inevitabilmente.
Le parole di Rodri riflettono un sentimento condiviso da molti colleghi, preoccupati per l’intensità delle competizioni. Con la continua crescita del numero di impegni, tra campionati nazionali, coppe e tornei internazionali, il rischio di infortuni aumenta e la possibilità di mantenere alte le prestazioni diminuisce. Rodri ha tuonato: “se si continua così, non avremo altra scelta” ossia fermarsi per protestare. Opzione, questa, che sembra sempre più vicina.
“Non riguarda i soldi, ma la qualità dello spettacolo”, ha dichiarato il centrocampista spagnolo, evidenziando come la questione non sia puramente economica. Il problema riguarda la capacità dei giocatori di esprimersi al massimo delle loro potenzialità, e l’effetto che questa stanchezza prolungata ha sul gioco stesso. “Quando non sono stanco rendo meglio”, ha ribadito, lanciando un chiaro messaggio alle istituzioni del calcio e ai dirigenti dei club: se si desidera vedere un calcio di qualità, è necessario garantire ai giocatori il giusto riposo.
Infine, Rodri ha concluso con una riflessione sull’importanza di tutelare i protagonisti di questo sport: “Qualcuno dovrebbe tutelarci perché siamo i protagonisti di questo sport, o business, come lo si vuole chiamare”. Parole forti, che richiamano l’attenzione su un tema che potrebbe scuotere profondamente il mondo del calcio se non verranno prese misure concrete per garantire il benessere fisico e mentale dei giocatori.