Real Madrid in crisi, Alonso sotto esame
Il Real Madrid affronta la trasferta di Vitoria con il fiato corto. Nelle ultime cinque gare di Liga i Blancos hanno raccolto una sola vittoria (3 pareggi e 1 sconfitta), dilapidando il vantaggio accumulato sul Barcellona e scivolando a 4 punti dalla vetta. La recente sconfitta interna per 0-2 contro il Celta Vigo ha fatto scattare l’allarme: Xabi Alonso è sempre più in discussione e ogni partita sembra una finale per la sua panchina. I media spagnoli già ventilano possibili sostituti in caso di esonero, con nomi del calibro di Zidane e Klopp che circolano insistentemente qualora i risultati non migliorassero.
Oltre ai risultati deludenti, il Madrid deve fare i conti con infortuni pesanti e squalifiche. La difesa è decimata: Éder Militão starà fuori altri 3-4 mesi e anche Trent Alexander-Arnold tornerà soltanto nel 2026. Camavinga e il giovane difensore Rafa Marín Huijsen sono in dubbio per problemi fisici, mentre Endrick, il canterano Carreras e il terzino Fran García sono squalificati. In questo contesto di emergenza, il Real si aggrappa al suo fuoriclasse: Kylian Mbappé ha già partecipato a 20 gol in questa Liga, con 16 reti e 4 assist, dominando la classifica marcatori. In ombra invece Jude Bellingham, lontano parente del fenomeno ammirato due stagioni fa: appena 3 gol in campionato e prestazioni sottotono.
L’avversario di turno, l’Alavés, fiuta il colpaccio. I baschi, reduci da una vittoria sulla Real Sociedad, sognano di “ferire un gigante che non incute più timore come prima”. Il tecnico Eduardo “Chacho” Coudet vuole chiudere in fretta il discorso salvezza e sa che al Mendizorrotza la sua squadra si esprime meglio. Certo, i precedenti contro il Real non sorridono ai babazorros (15 sconfitte negli ultimi 19 confronti in Liga), ma il Madrid visto di recente – “ferito e senza identità” – lascia più di una speranza ai padroni di casa. Per Alonso ogni punto perso potrebbe essere fatale: il suo Real, che a ottobre guidava il campionato, ora è in affanno e la stampa parla di “ultime cartucce” a sua disposizione.
Barcellona inarrestabile tra goleade e polemiche
Situazione opposta in casa Barcellona, dove la cura Hansi Flick sta dando frutti spettacolari. I blaugrana hanno vinto le ultime sei partite di Liga con almeno due gol di scarto, una striscia che non si vedeva dai tempi d’oro del 2017. In classifica sono volati a 40 punti, approfittando del rallentamento del Real Madrid, e guidano il campionato con autorità.
L’attacco è esplosivo: nelle recenti uscite il Barça ha spesso segnato a raffica, con i 5 gol rifilati al Betis nell’ultima trasferta come emblema del momento. Protagonista inatteso di questa esplosione è Ferran Torres, trasformato in vero bomber sotto la gestione Flick. Con la tripletta segnata al Betis è salito a 11 gol in campionato, suo record personale in una singola Liga, e guida la classifica dei cannonieri spagnoli. Il tecnico tedesco lo sta utilizzando spesso come centravanti al posto di Lewandowski, individuando in lui “un vero goleador e un ricambio ideale per Lewy”. In totale, nel 2025 Ferran ha realizzato 18 reti in Liga, il miglior bottino annuale per un giocatore spagnolo da diversi anni: un dato che certifica la sua definitiva consacrazione.
Anche gli altri indicatori sorridono al Barça: la squadra non ha ancora subito gol di testa in tutto il torneo e ha mostrato grande carattere in rimonta, conquistando 18 punti da situazioni di svantaggio, più di chiunque altro. L’Osasuna, prossimo avversario al Montjuïc, non dovrebbe fare troppa paura: i catalani hanno segnato 43 gol negli ultimi 15 incroci con i navarri, e li hanno sempre battuti nelle ultime cinque sfide casalinghe senza neppure subire reti. Flick però predica concentrazione, memore del fatto che l’Osasuna viene da una vittoria che ha interrotto la sua crisi e cercherà di sfruttare l’entusiasmo.
Un curioso fuori programma ha rubato la scena nell’ultimo match del Barcellona. Durante il rocambolesco 5-3 rifilato al Betis a Siviglia, il padre di Lamine Yamal – il talentino blaugrana autore di un gol – è stato scortato fuori dagli spalti dalla sicurezza dello stadio. L’uomo avrebbe provocato i tifosi betici con gesti plateali durante la partita (con il Barça già avanti 5-1), scatenando la reazione del pubblico locale. La situazione è degenerata al punto da richiedere l’intervento immediato della sicurezza per evitare scontri, con l’allontanamento del padre di Yamal dalla tribuna. L’episodio aggiunge una nota di gossip attorno alla squadra catalana, che in campo però continua a far parlare di sé soprattutto per le imprese sportive.
Atlético Madrid, crollo esterno e addio al titolo?
Momento difficile anche per l’Atlético Madrid, reduce da una settimana da incubo. I Colchoneros hanno perso due scontri diretti consecutivi in trasferta – 1-3 con il Barcellona e 0-1 con l’Athletic Bilbao – precipitando a 9 punti di distacco dalla vetta occupata proprio dai blaugrana. Appena qualche settimana fa la squadra di Simeone era imbattuta da 13 turni e in piena lotta per il primato; ora si ritrova lontana dalla testa della Liga e dalla sua miglior versione, soprattutto a causa del rendimento disastroso lontano da casa.
L’Atlético 2025/26 sembra soffrire di un vero “mal di trasferta”: solo 9 punti raccolti sui 24 disponibili fuori casa (2 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte), con crolli tanto sui campi più difficili (Camp Nou, San Mamés) quanto in piazze sulla carta abbordabili come Vigo o Girona. Un contrasto stridente con il rendimento interno nel nuovo Riyadh Air Metropolitano, dove Simeone ha perso solo una volta e ha già collezionato 7 vittorie in 8 gare di Liga. Come ha commentato amaramente la stampa madrilena, lontano dal Metropolitano l’Atlético “non compete, non gli riesce”, quasi fosse un Sansone privato della chioma o un Superman esposto alla kryptonite.
Sul banco degli imputati ci sono soprattutto le stelle offensive. Il nuovo bomber Julián Álvarez – acquisto di punta dell’estate rojiblanca – si è inceppato: fuori casa ha segnato un solo gol (alla prima giornata) e in generale non va a bersaglio da 5 partite di Liga. Pur avendo realizzato 8 reti totali, l’argentino fatica a illuminare l’attacco colchonero con continuità, e la sua “mancanza di luce spegne il resto della squadra”. A peggiorare le cose c’è il netto calo di Antoine Griezmann, sempre più ai margini: nella mezz’ora giocata a Bilbao non ha inciso minimamente (zero tiri, zero occasioni create, solo 13 palloni toccati), segno che a 34 anni il francese potrebbe aver imboccato la parabola discendente. Anche il gigante norvegese Sorloth resta troppo incostante per dare garanzie in attacco.
Simeone inoltre deve fare i conti con assenze pesanti: tre pilastri come Marcos Llorente, José Giménez e l’ex Villarreal Álex Baena sono fermi ai box, mentre alcune seconde linee non si sono rivelate all’altezza. Il centrocampista Gallagher e il trequartista Almada, gettati nella mischia a San Mamés, non hanno né tenuto il ritmo né inciso sulla gara, secondo la critica. L’Atlético visto di recente è apparso “senza personalità né intensità”, travolto dagli avversari in trasferta così come dalla pressione di una stagione nata con ambizioni di titolo e ora decisamente in salita.
In questo contesto, la sfida casalinga contro il Valencia diventa uno snodo delicatissimo. Storicamente, al Metropolitano (già Vicente Calderón) i Colchoneros sono una vera bestia nera per i valenciani: Simeone non ha mai perso in 14 confronti interni di Liga contro il Valencia (10 vittorie, 4 pareggi). Tuttavia il club ché è in ripresa: è imbattuto da 4 giornate (1 vittoria, 3 pareggi), la sua striscia migliore in questa stagione, dopo un periodo nero in cui aveva perso 4 partite su 5. Il tecnico Rubén Baraja – sostituito poi da Carlos Corberán a metà della scorsa stagione – sembra aver ritrovato un minimo di solidità e i giovani stanno crescendo.
Gli occhi saranno puntati su Hugo Duro, attaccante che quando vede rojiblanco si esalta: ha già segnato 5 gol in 7 sfide contro l’Atlético in campionato, la sua vittima preferita a pari merito con il Real Madrid. L’Atleti dovrà ritrovare compattezza e fame se non vuole dire addio ai sogni di titolo già a dicembre: tre sconfitte di fila in Liga, a Madrid, non si vedono dal 2021.
Villarreal sogna, Levante affonda
La sorpresa delle zone alte è senza dubbio il Villarreal di Marcelino García Toral. Eliminato amaramente dalla Champions League (ultimo nel girone con solo 1 punto in 6 gare), il Submarino Amarillo ha però trasformato la delusione europea in nuova linfa per il campionato. I numeri sono storici: il Villarreal ha già raccolto 35 punti nelle prime 15 giornate (11 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte), un ritmo mai tenuto prima dal club che lo mantiene in piena corsa per la Liga insieme alle corazzate Barça e Real.
La squadra viene da sei successi consecutivi in Liga e può vantare anche la miglior difesa del torneo: solo 13 gol subiti, con ben 7 clean sheet, grazie a un’organizzazione arretrata molto più solida rispetto alla scorsa stagione. Marcelino ha trasformato lo stadio de la Cerámica in un fortino (22 punti su 24 disponibili in casa, con l’unico mezzo passo falso di un 2-2 contro il Betis deciso da una doppietta di Antony) e ora i tifosi iniziano a sognare quello che sarebbe il primo titolo spagnolo nella storia del club.
Si parla già di “favola Leicester” in versione iberica: proprio come le Foxes del 2016, il Villarreal sta tenendo il passo delle grandi e vuole inserirsi nella lotta al primato che da oltre tre decenni vede trionfare solo Real, Barça o (sporadicamente) Atlético. Certo, i bookmaker continuano a considerare favorite le big tradizionali – i catalani di Flick soprattutto – ma il sogno dei groguets è vivo e poggia su basi solide. A fine girone d’andata ci sarà anche lo scontro diretto col Barcellona alla Cerámica, potenzialmente decisivo: non è affatto folle immaginare un Villarreal capolista al giro di boa, con gerarchie del torneo completamente rimescolate.
Prima però c’è da affrontare un derby valenciano insidioso sul campo del Levante, fanalino di coda. Sulla carta il divario è enorme: Villarreal terzo a 35 punti, Levante ultimo con appena 10. I granotas stanno vivendo un incubo: non vincono da 7 gare e hanno perso le ultime cinque partite di fila, senza segnare alcun gol nelle più recenti tre. Un sesto ko consecutivo sarebbe il peggior filotto negativo del Levante in Liga dal lontano 2010.
La squadra di Javier Calleja (subentrato in ottobre) è anche il secondo peggior attacco del torneo con 13 reti e naviga a -5 dalla zona salvezza. In più, il Levante ha un curioso trend nei precedenti casalinghi contro il Villarreal: nei 13 incroci di Liga sul proprio campo non ha mai pareggiato, o vince (5 volte) o perde (8 volte). L’ultimo confronto risale ad aprile 2022 e vide proprio un successo del Levante per 2-0 con doppietta di José Luis Morales, ma oggi ripetere quell’impresa sembra molto più arduo.
Marcelino, peraltro, conosce molto bene l’ambiente di Valencia e non perde contro il Levante da 8 sfide (4 vittorie, 4 pareggi dal 2015). Tutti gli indizi puntano sul Villarreal: la squadra sembra aver smaltito la “sbornia” Champions e ora vuole regalarsi un Natale ai piani altissimi.
In zona Europa: Espanyol da record, Betis solido in trasferta
Alle spalle delle prime tre, continua a stupire l’Espanyol, neopromosso che si sta ritagliando un ruolo da outsider. I catalani, guidati dal tecnico Manolo González, hanno raccolto 27 punti in 15 giornate, issandosi addirittura al 5° posto. Si tratta del miglior avvio dei biancazzurri negli ultimi 15 anni, il migliore dai tempi di Pochettino nel 2010/11.
Nell’ultimo turno l’Espanyol ha battuto 1-0 il Rayo Vallecano, confermando l’ottimo momento nonostante alcune polemiche arbitrali che hanno reso rovente la sfida. La società è arrivata persino a presentare ricorso per l’espulsione dell’esterno Dolan, segno di quanto a Barcellona sponda perica si creda nel potenziale della squadra. Con 8 vittorie già in tasca, l’Espanyol ha fatto meglio di molte stagioni recenti e sogna un piazzamento europeo, anche se nello spogliatoio il mantra resta quello di tenere i piedi per terra.
Nel prossimo turno i Periquitos faranno visita al Getafe: una sfida sulla carta abbordabile, considerando che i madrileni sono in flessione (3 sconfitte nelle ultime 4). Curiosamente si affrontano due squadre dalla filosofia simile: Getafe ed Espanyol sono tra le formazioni con meno possesso palla della Liga (rispettivamente 39,5% e 41,1% di media). Ci si attende dunque una partita combattuta più sui duelli e sulle ripartenze che non sul piano del fraseggio.
Il Getafe di Bordalás, tradizionalmente roccioso, cercherà di interrompere il digiuno di vittorie per allontanarsi dalla zona calda, ma dovrà fare attenzione al giovane attaccante Roberto Fernández dell’Espanyol, che ha segnato 3 degli ultimi 5 gol dei catalani. L’entusiasmo è tutto dalla parte degli ospiti: a Cornellà il pubblico è tornato in massa, con un record di abbonati oltre quota 32.000, mai così tanti. L’aria che si respira è quella delle grandi occasioni.
Un’altra candidata all’Europa è il Real Betis, attualmente in zona coppe. La squadra di Manuel Pellegrini lunedì sera fa visita al Rayo Vallecano: un impegno da non sottovalutare, ma i biancoverdi possono vantare uno status di imbattuti in trasferta. In questo campionato il Betis non ha ancora perso fuori casa (2 vittorie, 5 pareggi), eguagliando il suo miglior avvio esterno dal lontano 1996/97. I Verdiblancos hanno imparato a soffrire lontano dal Benito Villamarín: vengono da 6 trasferte di Liga giocate di lunedì senza sconfitte (4 vittorie, 2 pareggi).
Il Rayo, dal canto suo, è squadra imprevedibile: non vince da 5 giornate (3 pareggi, 2 ko) e fatica terribilmente a segnare (a secco in 4 delle ultime 5 gare). Eppure in casa è un osso duro: ha perso solo una delle ultime 10 partite a Vallecas, pareggiandone ben 7, e nell’anno solare 2025 è la formazione con più pareggi interni in Liga. Si prospetta quindi una sfida equilibrata.
Occhi puntati su Antony Dos Santos, l’esterno brasiliano ex Manchester United che a Siviglia sembra rinato: in pochi mesi ha già segnato 10 gol in 27 partite di Liga con il Betis, il doppio delle reti realizzate in due anni di Premier League (5 in 62 presenze). Con lui e Isco a ispirare, il Betis ha ritrovato fantasia e punta deciso ai tre punti. Curiosità in panchina: Pellegrini ritrova Iñigo Pérez, giovane allenatore del Rayo, contro cui non ha mai vinto nei tre precedenti (2 pareggi e 1 sconfitta). Un motivo in più per provare a sfatare il tabù.
Sfide salvezza: Girona in caduta libera, speranze per Elche e Oviedo
Nella parte bassa della classifica, tiene banco la crisi nera del Girona. Solo pochi mesi fa gli uomini di Míchel Sánchez calcavano i palcoscenici della Champions League, oggi si ritrovano impantanati all’ultimo posto in Liga. Dalla scorsa primavera è iniziata una caduta senza fine: tra la coda del passato campionato e l’inizio di questo, il Girona ha vinto appena 3 delle ultime 28 partite disputate in Liga. Nel 2025 nessuno ha fatto peggio: i catalani sono di gran lunga il peggior team dell’anno solare per punti conquistati.
A inizio stagione la squadra era arrivata a 11 turni di fila senza successi, precipitando sul fondo. La dirigenza ha confermato la fiducia a Míchel, artefice dello storico 4° posto di due anni fa, ma la situazione resta critica e il tecnico stesso non nasconde la tensione. Dopo l’ennesima sconfitta, si è lasciato andare a uno sfogo disperato, parlando di “spogliatoio a rischio fratture” e confessando di sentirsi “morto dentro” per la frustrazione. Parole forti che fotografano il clima pesante a Montilivi.
In questo turno il Girona fa visita alla Real Sociedad a San Sebastián. Sulla carta non è l’impegno ideale per invertire la rotta: i baschi, pur reduci anche loro da due sconfitte consecutive, sono tradizionalmente un’avversaria ostica. In 10 precedenti di Liga la Real non ha mai perso contro il Girona (4 vittorie, 6 pareggi). Inoltre i catalani soffrono particolarmente alcuni giocatori txuri-urdin, su tutti Mikel Oyarzabal: il capitano della Real ha segnato 5 gol in 9 sfide contro il Girona.
La Real Sociedad di Imanol Alguacil, però, non è in grande spolvero: ha già collezionato 18 sconfitte nel 2025, record negativo del club in un anno solare dal 2018. L’ultimo ko è arrivato proprio nel derby contro l’Alavés e i biancoblu vogliono reagire per non perdere contatto con la zona Champions. Sarà anche la sfida tra tecnici in difficoltà: Míchel, come detto, rischia grosso (non ha mai battuto la Real in 9 incroci da allenatore, 5 pareggi e 4 sconfitte), mentre Alguacil vuole evitare la terza sconfitta consecutiva per non aprire una vera crisi.
Vista la fragilità difensiva degli ospiti (29 gol subiti finora), la Real spera di sbloccarsi già nel primo tempo: il Girona ha incassato ben 8 gol nei 15 minuti finali della prima frazione, peggiore dato della Liga in questo segmento temporale.
Interessante anche lo scontro salvezza tra Mallorca ed Elche a Palma. I maiorchini, terzultimi, hanno cambiato volto in estate affidandosi a Jagoba Arrasate (storico ex tecnico dell’Osasuna) e stanno tentando di risalire la china. In casa hanno messo insieme una striscia positiva di 6 gare (2 vittorie, 4 pareggi), trasformando il Visit Mallorca Estadi in un campo complicato per chiunque.
L’Elche invece è penultimo ma viene dal suo miglior risultato stagionale: un netto 3-0 rifilato al Girona nell’ultima giornata, che ha ridato speranza all’ambiente. I valenciani non ottenevano una vittoria così larga in Liga da quasi due anni. Vincere due partite di fila però sarebbe un evento storico: l’Elche non ci riesce addirittura da aprile 2022.
I precedenti pendono verso gli ospiti: il Mallorca non batte l’Elche in Liga dal novembre 1965 e negli ultimi 7 confronti ha raccolto 0 vittorie (4 pareggi, 3 sconfitte). Ma Arrasate può aggrapparsi a una sua curiosa tradizione personale: in carriera non ha mai perso in 14 incroci con l’Elche (5 vittorie, 9 pareggi).
In attacco gli isolani puntano sul solito Vedat Muriqi, autentico ariete e riferimento offensivo. Il kosovaro ha segnato 8 gol finora (come Lewandowski) e solo Mbappé e Ferran Torres hanno fatto meglio in Liga. Inoltre Muriqi è leader assoluto nei duelli aerei vinti (66) in campionato, indice della sua importanza nel gioco diretto del Mallorca.
Sull’altro fronte l’Elche risponde con l’esperto Rafa Mir, capocannoniere dei franjiverdes con 6 reti e fresco di 150ª presenza in Liga, e con il giovane terzino Héctor Fort, che nell’ultimo match ha servito 2 assist vincenti. Sfida da tripla, tra due squadre affamate di punti salvezza.
Infine, il programma si chiude domenica sera con Siviglia–Real Oviedo, una sfida inedita negli ultimi decenni ma dal sapore storico (basti pensare al clamoroso 10-0 che il Siviglia inflisse all’Oviedo nel 1941, tuttora la sua vittoria-record in Liga). Oggi gli andalusi navigano in acque pericolose: sono quartultimi e non vincono da fine novembre. Il Ramón Sánchez-Pizjuán, un tempo fortino inespugnabile, ha visto il Siviglia cadere spesso: nelle ultime 17 gare casalinghe di Liga i biancorossi hanno vinto solo 3 volte.
La società ha già cambiato allenatore in autunno, salutando Diego Alonso (mai vincente in due mesi di gestione) e affidandosi ora all’esperienza di José Luis Mendilibar per risalire la classifica. L’Oviedo, neopromosso, è penultimo a pari merito con l’Elche e in piena crisi realizzativa: non segna da 5 partite consecutive e con appena 7 gol all’attivo possiede il peggior attacco della Liga, oltre al peggior conversion rate del torneo (solo il 5,1% dei tiri si trasforma in gol).
Curiosamente, però, gli asturiani sono in vantaggio negli ultimi incroci: hanno vinto gli ultimi 3 confronti diretti in Liga contro il Siviglia – inclusi i due dello scorso campionato – infliggendo agli andalusi un vero tabù. L’Oviedo arriva inoltre da due trasferte positive in Andalusia (vittoria ad Almería e pareggio a Granada). Partita quindi più equilibrata di quanto le rose suggerirebbero.
I riflettori saranno puntati sul veterano Salomón Rondón in avanti per l’Oviedo, già autore di 3 reti, e sulla disperata ricerca del gol perduto del Siviglia: gli ultimi due gol dei rojiblancos sono stati autogol degli avversari, e l’ultima rete segnata da un giocatore sivigliano risale a oltre un mese fa. Un dato preoccupante per una piazza esigente come Siviglia, che pretende subito una reazione.
















