Dopo la fine del processo di primo grado per doping, con l’archiviazione per “non aver commesso il fatto”, il marciatore si dice “molto contento”. E guarda all’appuntamento olimpico di Tokyo: “Se avrò la possibilità di partecipare sarò contento, se questo non succederà, va bene lo stesso. L’importante è essere arrivato alla verità”. Credo che tutto il sistema di controllo dovrebbe essere rivisto. Forse dopo la mia vicenda, sarebbe il caso di ragionare su questo aspetto”.
Sul caso Schwazer, il 18 febbraio il giudice ha accolto la richiesta del pm contestandone la tesi di “opacità” da parte di Iaaf e Wada nelle analisi che portarono alla positività e alla squalifica del marciatore, e rilanciato dure accuse contro le due associazioni. Il giudice ha ritenuto “accertato con altro grado di credibilità” che i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l’atleta positivo.
Schwazer oggi ha 36 anni e da 5 combatte per contestare la positività al doping, per il quale è stato squalificato fino al 2024, in quanto recidivo: risultò già positivo a un controllo anti-doping alla vigilia dei Giochi di Londra 2012. Dopo l’archiviazione del procedimento penale, l’atleta altoatesino può provare a presentare ricorso all’Alta Corte Federale del Tribunale Svizzero, l’unica sede dinnanzi alla quale può essere impugnato un arbitrato contro il Tas di Losanna, che gli ha inflitto la squalifica. Se dovesse avere ragione, potrebbe ancora sperare di partecipare alle Olimpiadi di Tokio, posticipate all’estate 2021 per la pandemia. “Sono stati 5 anni di battaglia durissima, e solo negli ultimi anni la Federatletica aveva assunto una posizione più distaccata, forse capendo che l’accusa era indifendibile“, commenta l’allenatore di Schwazer, Sandro Donati. Donati sottolinea “l’amarezza di aver condotto questa battaglia in solitudine. Ora è il momento che gli altri facciano le riflessioni del caso. Cosa diranno adesso? E cosa possiamo fare perché queste cose non accadano più? Anch’io in qualche modo sono stato incastrato: passato per fesso o complice, e non sono né l’uno ne l’altro”.