Doc Rivers, con la sconfitta dei suoi Los Angeles Clippers in Gara-7 ieri notte, è entrato nella storia della NBA con un record negativo tra gli allenatori. Nel post-partita il coach, sebbene si sia assunto le responsabilità per la rimonta subita nella serie, ha cercato in qualche modo di giustificare il KO con le condizioni insolite cui i suoi giocatori sono stati sottoposti nella “bolla” di Orlando.
I californiani sono stati infatti battuti 104-89 in gara -7 dai Denver Nuggets, che così volano in finale nella Western Conference completando una rimonta prodigiosa. I Clippers hanno incredibilmente fallito due match point nei giorni scorsi, e ieri notte nella sfida decisiva hanno perso ancora, letteralmente annichiliti da un agguerrita formazione trascinata da Nicola Jokic in stato di grazia, per lui una tripla doppia (16 punti, 22 rimbalzi e 13 assist) e da Jamal Murray che ha firmato ben 40 punti.
In particolare i Clippers sono stati la squadra probabilmente più colpita dalle assenze temporanee a inizio-ripresa della stagione, con Lou Williams, Montrezl Harrell, Landry Shamet, Marcus Morris e Patrick Beverley tutti, per un motivo o per un altro, che si sono allontanati per diversi giorni dal campus oppure vi sono arrivati con notevole ritardo. Un fatto che ha condizionato molto poi il rendimento dei Clippers nei Playoff, secondo Rivers: “Non abbiamo rispettato le attese. Punto e basta. Io sono il coach e mi prendo tutte le responsabilità. Non sono mai stato a mio agio. Mai. Considerate le condizioni, avevamo giocatori che non potevano stare in campo. In molti erano evidentemente provati fisicamente in Gara-7, in condizioni normali di solito non succede”.