La sicurezza contro la rabbia. Nel match d’esordio agli Internazionali BNL d’Italia, Jannik Sinner scatena la frustrazione di Benoit Paire con cui aveva perso a Auckland. Resta glaciale, prosegue impassibile a seguire il suo piano di gioco mentre Paire si infiamma e le prova tutte per farsi notare. Nel secondo set, l’azzurro stampa una risposta lungo linea vincente che trasforma la partita in meta-teatro, in uno spettacolo di cui il 62 61 finale non coglie l’essenza.
Il francese non ha esattamente gradito la prospettiva di scendere in campo da subito, e si infuria. L’arbitro non lo accontenta, volano parole forti. Paire lo stuzzica ad ogni chiamata successiva, ma è un duello che non può vincere. In un’altra occasione, la scintilla scatta perché qualcuno chiama “time” nell’intervallo fra due punti ma il cronometro indica che Sinner ha ancora sette secondi di tempo per servire. A ogni punto si lamenta, il teatrino è stucchevole.
Il pubblico, ostile, prende ancor più le parti di Sinner, così giovane ma già capace di scatenare attese e passioni. I fischi assordanti riempiono l’aria, Paire si volta verso i gradoni e a muso duro li affronta e risponde. Al cambio campo, abbandona anche la classica postura sfrontata, da guappo, con le gambe incrociate e va a discutere con qualcuno che alle sue spalle lo provoca.
Adesso, dopo la rivincita con il francese, per Sinner inizia un’altra sfida. Ritrova Stefanos Tsitsipas, un anno dopo il secondo turno dell’anno scorso a Roma. Era il suo secondo match in un Masters 1000, perse in due set ma senza affatto sfigurare. Un anno in più rende entrambi diversi. Il greco è il campione in carica delle ATP Finals, l’azzurro il trionfatore delle Next Gen ATP Finals e il più giovane in top 100. Roma, e uno Tsitsipas piuttosto scostante in conferenza stampa prima dell’inizio del torneo, offrono a Sinner una misura, una traccia, la direzione del percorso per andare lontano. Senza pause e senza fretta, con la libertà di sbagliare e la forza di rialzarsi.