Club in crisi, ingaggi da tagliare, calendari da riorganizzare, stagioni da salvare, diritti televisivi da incassare…
Il calcio è sconvolto dal Covid-19 ma la crisi potrebbe avere effetti disastrosi negli Stati Uniti.
La lega MLS perse 250 milioni di $ nei suoi primi 5 anni di vita e nel 2002 c’erano soltanto 10 squadre in mano a soli 3 proprietari: quasi un circolo privato in cui il solo Phil Anschuts possedeva ben 6 squadre.
E’ stato Don Garber, che ha assunto l’incarico nel 1999, a dare la spinta all’MLS: oltre ad alcuni accorgimenti anche la fortuna dei quarti di finale degli USA nei mondiali del 2002 in Corea del Sud con nuovo entusiasmo e un punto di ripartenza da saper cogliere.
Nel 2005 la lega poteva contare su nuovi ingressi: Real Salt Lake e Chivas e nel 2007 Beckam andò a giocare nei Los Angeles inaugurando l’era dei giocatori di livello a far da riflettori sul calcio a stelle e strisce.
Ora questo STOP rischia di riportare l’MLS ai tempi del 2002: i dirigenti della Lega si sono tagliati lo stipendio del 25% come gesto simbolico per spingere anche club e giocatori a trovare un rapido accordo.
Giovanni Savarese, attuale allenatore dei Timbers ha elogiato il gesto affermando che la lega è sufficientemente forte, oggi, per affrontare questa crisi. Vermes, allenatore ed ex giocatore MLS, si augura che lo slancio e la crescita di seguito del calcio statunitense possa proseguire ma la paura che il calcio possa scomparire o arretrare è forte negli USA.
Non dimentichiamoci mai che il calcio a stelle e strisce è uno sport minore e che questa crisi potrebbe davvero mettere fine all’MLS.